Cafè philo Recco 25.11.14. Ristorante da Alfredo
mercoledì 21 gennaio 2015
La traccia della serata "Felicità e desiderio" preparata dalla Prof.
È saggio essere saggi?
La felicità è una
conquista intellettuale o un’esperienza dei sensi?
La felicità e il desiderio.
‘Non è possibile vivere felici se non si vive una vita saggia bella e
giusta, né vivere una vita saggia bella e giusta senza viver felici. A chi
manca ciò non è possibile viver felici.’
Epicuro, Massime capitali, V
‘Il vero desiderio è desiderio di un desiderio’.
Nota di
Alexandre Kojève al IV capitolo della ‘Fenomenologia
dello spirito’ di Hegel.
‘Estraneo a ogni logica, il desiderio gioca, ma il suo gioco non ha
regole, perché le regole sono la negazione del gioco, servono all’esclusione,
al ‘fuori gioco.’
Umberto Galimberti, Le
cose dell’amore, Feltrinelli, Milano, 2008, pag. 67.
La felicità non consiste nell'acquistare e nel godere, ma nel non
desiderare nulla, perché consiste nell'essere liberi.
Epitteto
CARTESIO, LE PASSIONI DELL’ANIMA, cap. 89
Il DESIDERIO è "un'agitazione dell'anima causata
dagli spiriti che la dispongono a volere per l'avvenire le cose che essa si
rappresenta come convenienti". Esso non ha un opposto, in quanto
l'avversione è un desiderio che tende a sfuggire un male.
"La natura, insieme alla differenza del sesso, che ha messo negli uomini come negli animali privi di ragione, ha posto in noi anche certe impressioni nel cervello per cui, a un'età e a un tempo determinati, ci si considera come manchevoli, e come se si fosse solo la metà di un tutto di cui una persona dell'altro sesso deve costituire l'altra metà [...] E pur vedendo molte persone dell'altro sesso, non per questo ne desideriamo parecchie in una volta [...] ma quando in una di quelle si nota qualcosa che ce la fa piacere più delle altre [...] l'anima è spinta a provare per quella sola tutta l'inclinazione che la natura le dà verso il bene considerato il più grande che si possa possedere. [...] L'inclinazione che ne nasce è un desiderio chiamato amore, più comunemente che non la passione d'amore descritta più sopra".
J. DEWEY, NATURA E CONDOTTA DELL’UOMO
Il desiderio è l’attività che cerca di procedere per rompere
la diga che la trattiene. L’oggetto che si presenta nel pensiero come la meta
del desiderio è l’oggetto dell’ambiente che, se fosse presente, assicurerebbe
una riunificazione dell’attività e la restaurazione della sua unità.
Lucrezio, De rerum natura, II, 1-33
E’ dolce, mentre nel grande mare i venti sconvolgono le
acque,
guardare dalla terra la grande fatica di un altro;
non perché il tormento di qualcuno sia un giocondo piacere,
ma perché è dolce vedere da quali mali tu stesso sia immune.
Dolce è anche contemplare grandi contese di guerra
apprestate nei campi senza che tu partecipi al pericolo.
Ma nulla è più piacevole che star saldo sulle serene regioni
elevate, ben fortificate dalla dottrina dei sapienti,
donde tu possa volgere lo sguardo laggiù, verso gli altri,
e vederli errare qua e là e cercare, andando alla ventura,
la via della vita, gareggiare d’ingegno, rivaleggiare di nobiltà,
adoprarsi notte e giorno con soverchiante fatica
per assurgere a somma ricchezza e impadronirsi del potere.
O misere menti degli uomini, o petti ciechi!
In che tenebre di vita e tra quanto grandi pericoli
si consuma questa esistenza, quale che sia! E come non vedere
che nient’altro la natura latrando reclama, se non che il dolore
sia rimosso e sia assente dal corpo, e nella mente essa goda
di un senso giocondo, libera da affanno e timore?
E dunque vediamo che alla natura del corpo sono necessarie
assolutamente poche cose, quelle che tolgono il dolore,
e sono tali che possono anche procurare molte delizie;
né la natura stessa talvolta richiede cosa più gradita –
se in casa non ci sono auree statue di giovani
che tengano nelle mani destre torce fiammeggianti,
sì che sia data luce ai notturni banchetti,
né il palazzo rifulge d’argento e brilla d’oro,
né alla cetra fanno eco i soffitti a riquadri e dorati –
quando tuttavia, familiarmente distesi sull’erba morbida,
presso un ruscello, sotto i rami di un albero alto,
con tenui mezzi ristorano giocondamente i corpi;
soprattutto quando il tempo arride e la stagione
cosparge di fiori le erbe verdeggianti.
guardare dalla terra la grande fatica di un altro;
non perché il tormento di qualcuno sia un giocondo piacere,
ma perché è dolce vedere da quali mali tu stesso sia immune.
Dolce è anche contemplare grandi contese di guerra
apprestate nei campi senza che tu partecipi al pericolo.
Ma nulla è più piacevole che star saldo sulle serene regioni
elevate, ben fortificate dalla dottrina dei sapienti,
donde tu possa volgere lo sguardo laggiù, verso gli altri,
e vederli errare qua e là e cercare, andando alla ventura,
la via della vita, gareggiare d’ingegno, rivaleggiare di nobiltà,
adoprarsi notte e giorno con soverchiante fatica
per assurgere a somma ricchezza e impadronirsi del potere.
O misere menti degli uomini, o petti ciechi!
In che tenebre di vita e tra quanto grandi pericoli
si consuma questa esistenza, quale che sia! E come non vedere
che nient’altro la natura latrando reclama, se non che il dolore
sia rimosso e sia assente dal corpo, e nella mente essa goda
di un senso giocondo, libera da affanno e timore?
E dunque vediamo che alla natura del corpo sono necessarie
assolutamente poche cose, quelle che tolgono il dolore,
e sono tali che possono anche procurare molte delizie;
né la natura stessa talvolta richiede cosa più gradita –
se in casa non ci sono auree statue di giovani
che tengano nelle mani destre torce fiammeggianti,
sì che sia data luce ai notturni banchetti,
né il palazzo rifulge d’argento e brilla d’oro,
né alla cetra fanno eco i soffitti a riquadri e dorati –
quando tuttavia, familiarmente distesi sull’erba morbida,
presso un ruscello, sotto i rami di un albero alto,
con tenui mezzi ristorano giocondamente i corpi;
soprattutto quando il tempo arride e la stagione
cosparge di fiori le erbe verdeggianti.
Orazio, ode ‘carpe diem’ (I 11)
Tu non cercare, saperlo è peccato, qual fine a me, quale a te
Gli dei han destinato, Leuconoe, e non tentare gli oroscopi
Babilonesi. Come meglio, tutto ciò che sarà, sopportarlo!
Siano molti gli inverti assegnati da Giove, o sia l’ultimo questo
Che ora strema il mare Tirreno su scogliere corrose,
sii saggia, filtra i vini, e dallo spazio tuo breve
recidi la lunga speranza. Mentre parliamo, sarà già fuggito
maligno il tempo. Cogli ogni giorno che viene,
senza farti illusioni sul domani.
LA FELICITA' E IL DESIDERIO La felicità è una conquista intellettuale o un’esperienza dei sensi?
La Bibliografia della serata del 20 gennaio
![]() |
Massimo Recalcati, Ritratti del desiderio, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2012.
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![]() |
Pierre Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 2005.
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![]() |
Pierre Hadot, Che cos'è la filosofia antica, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 2010. |
![]() |
Umberto Galimberti, Le cose dell'amore, Feltrinelli, Milano 2008.
|
![]() |
Moreno Montanari, Vivere la filosofia, Mursia, Milano, 2013.
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![]() |
Maria Zambrano, Per l'amore e per la libertà, Casa Editrice Marietti, Genova, 2008.
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